Try not to headbang

Il metal, in qualunque sua forma e genere, è qualcosa che ha sempre fatto parte della mia vita, dai 15 anni circa in poi. Praticamente potremmo dire che, una volta scoperto, non ho mai passato una giornata senza ascoltare una chitarra elettrica, per circa metà della mia vita.

Ricordo un caso o due in cui, per scommessa con me stesso o per impossibilità fisica, non ascoltavo nulla per 24 ore di seguito. Sentivo effetti simili a quelli descritti nelle crisi d’astinenza: nervosismo, pensieri ossessivi, sudorazione più alta. Ovviamente non è che arrivassi a mettere le mani addosso alle persone, ma mi è stato chiaro, da un certo punto della mia vita in poi, che la musica – e in particolare un certo tipo di musica, mi fossero essenziali per riuscire a star bene. Posso avere un rapporto meraviglioso coi miei amici, avere la ragazza migliore del mondo, una famiglia che mi vuole bene, stabilità economica e tutto il resto, ma senza la musica, sentirei sempre una mancanza IMMENSA di qualcosa. Mi sono trovato spesso a dire che potrei vivere essendo cieco, ma non essendo sordo.

Ad ogni modo, il metal non si può ascoltare e basta. E’ un tipo di musica che ha, quasi necessariamente, una componente ‘fisica’, corporea, concreta. Il metal è un piede che si muove a ritmo, un dito che tamburella sul banco, la testa che si muove e ondeggia a destra e a sinistra, e tutto questo quando sei solo.

Già quando si è in due, scatta un qualche tipo di meccanismo di condivisione: uno sguardo di intesa, quattro occhi sbarrati che si incrociano, l’emulare una chitarra elettrica o fare qualche smorfia a imitare lo sforzo del cantante per raggiungere una nota più alta. Se si è due musicisti, è ancora peggio perchè uno si metterà a fare il bassista con un manico di scopa, mentre l’altro tirerà fuori due cucchiai o due matite, cominciando a emettere versi gutturali in mancanza di piatti e tamburi.

Ogni persona che si aggiunge all’ascolto di una canzone, amplifica questo effetto e funge da cassa di risonanza. Ascoltare ‘Bohemian Rhapsody’ da soli significa farsi un giro nello spazio, ascoltarla con dieci persone significa trovarsi a scassare la testa in sincrono assieme a nove che potrebbero essere perfetti sconosciuti, ma in quel momento, sono lì per il tuo stesso motivo.

Coi concerti, questa cosa è milluplicata. Ovunque le vibrazioni urlate dalle casse riecheggiano, il suono letteralmente ti circonda, penetra nel tuo petto e comincia a far parte di te. E’ un vortice di spallate, strattoni, salti, rimbalzi, abbracci, strette di mano.

Ricordo Paolo a un concerto dei Killswitch in cui ci siamo ridotti a cumuli d’ossa fumanti. Ricordo un gruppo di spagnoli alla Caja Magica a sbraitare ‘KILLING IN THE NAME OF’. Mio fratello stravolto dalla pioggia e dal sudore mentre Feuer Frei schiacciava diecimila persone assieme. Mia sorella a intonare i cori degli Aerosmith, mentre un telone grande come il Veneto veniva giù da un palco.

E ancora, Manuel sotto la campana degli AC/DC. Laura ed Emanuele con addosso uno strato di sabbia da un centimetro dopo aver ascoltato i Blind Guardian. Anita e Silvia che erano a pochi metri da me a cantare i Metallica, Nico che ha condiviso con me almeno un’ agrilliattah, e ogni singola persona conosciuta o riconosciuta in mezzo al caos e alle urla.

Tutto questo per dire che di tutte le canzoni comprate sulle musicassette, piratate con eMule o ascoltate tramite Spotify, una pesantissima percentuale è legata a più persone, a degli oggetti, a dei luoghi. E diventa quasi impossibile rimanere immobili, non avere una reazione, non rivivere i ricordi tramite il proprio corpo.

Non fare headbanging mentre si ascolta un riff ormai installato nel tuo DNA, non solo è difficilissimo, ma diventa quasi una sorta di malessere, di insulto verso gli artisti che l’hanno partorita appositamente per farti scassare.

Invito quindi tutti i miei compagni e le mie compagne, del passato o del futuro, a guardare questo video, dove un tizio coi capelli blu tenta di non muovere la testa nel corso di dieci minuti di metallo.

 

 

Ps, nell’ordine, nel caso non ne conosceste qualcuna:

Megadeth – Symphony of Destruction
Black Label Society – Fire it Up
Pantera – Cowboys From Hel
Ozzy Osbourne – Bark at the Moon
Rage Against the Machine – Killing in the Name of
Avenged Sevenfold – Beast and the Harlot (questa non la sapevo)
Anthrax – Madhouse
Iron Maiden – The Trooper
Metallica – One
Prototype – The Way it Ends (nemmeno questa)
Slayer – Raining Blood
Metallica – Trapped Under Ice
Bullet for my Valentine – Scream Aim Fire
Dream Theater – Pull me Under
Iron Maiden – 2 Minutes to Midnight (qui ho perso.)
Children of Bodom – Done With Everything, Die for Nothing
Anthrax – Indians
Pantera – I’m Broken
Slipknot – Psychosocial
Dethklok – Bloodlines
Megadeth – This Day we Fight

 

 

Vi ricordo tutti, e vi ringrazio per aver aggiunto qualche grammo di felicità sulla bilancia della mia vita.

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