Sparkle

Niente.

Ispirazione, tocca scrivere.

Dunque. In mezzo a un periodo veramente incasinoso, di trasformazioni, cambiamenti, buoni propositi, sforzi, cadute, salite e discese, io Massimiliano Rossi, alle quattro del mattino, ho avuto una scintilla di pura e autentica felicità che ho trovato giusto condividere col mondo. E’ quel che tento di far sempre, perchè credo che se tutti facessero così, alla fine tutti si troverebbero sepolti sotto tante piccole scintille, e metaforicamente parlando, non importa quanto umidi di tristezza siano, si accenderebbero, e comincerebbero a far luce.

In sti giorni sto guardando una sit-com americana che si chiama New Girl. Una di quelle tipo Friends o How i Met your Mother, dove ci sono i coinquilini con tanti caratteri diversi che condividono momenti, intrecci amorosi, episodi, stronzate. E dato che questi personaggi sono variopinti, umani, pieni di difetti e un po’ strambi, ti viene automatico affezionartici, perchè li senti un po’ come amici tuoi. Vivi le loro emozioni, la loro vita fittizia entra nella tua, e cominci a provare tutta una gamma di emozioni strane che cominci ad associare alla tua vita. Ai problemi con la ragazza, alla mancanza degli amici, ai ricordi delle esperienze passate, tutto quanto.

E qua ci starebbe un grosso filone di roba, che per amor di privacy non posso raccontare. E tutto sarebbe più chiaro se io potessi spiegarvi per filo e per segno la mia vita, la situazione in cui mi trovo, la direzione che sto percorrendo, il modo in cui lo sto facendo, ma devo per forza lasciare dei buchi, probabilmente perchè ho paura di vedere come potrebbero essere le cose se dessi loro ‘vita’ su uno schermo. Quindi vi racconto molto semplicemente la cosa che mi ha fatto scattare la molla, tentando di fare un disegno senza i contorni, così ognuno ci vede quello che vuole.

Il sunto della situazione, è che nel suddetto condominio della suddetta serie televisiva, a un certo punto un tizio decide di trasferirsi. Quindi c’è tutta questa puntata in cui lui impacchetta le sue cose, monta tutto su un furgone per traslochi, saluta, guarda spezzoni della sua vita condivisa con gli altri, prende e se ne va. E ovviamente succede tutta una serie rocambolesca di cose, e il furgone viene dirottato, e il gruppo si trova nel deserto coi mobili in giro.

Alla fine, però, tutto torna in ordine, la gente dopo una notte di tregenda riprende possesso della propria vita, e il tizio se ne va, e gli altri tornano al vecchio appartamento, da soli. Inizia una nuova vita, per loro. E mentre guardano la tv, si rendono conto del vuoto lasciato dal vecchio coinquilino, che era talmente un habituè da aver lasciato una propria impronta sul divano di casa. E tutti si preparano ad andare a dormire, e una si mette il pigiamone antisesso, l’altro deve convivere con la sua paura del buio, l’altro ancora legge una rivista da uomini.

Qualcosa di strano succede, però, perchè sotto quella vecchia casa, dalla finestra, qualcuno nota il furgone dei traslochi.

Dopodichè, si sente una porta aprirsi e chiudersi.

E nell’appartamento, in piena notte, da uno stereo, comincia a risuonare un vecchio riff, di una canzone uscita nel 1980. Una delle più belle del mondo, che parla di una donna matta da legare che fa sognare un uomo.

”She was a fast machine,
She kept her motor clean,
She was the best damn woman
that I ever seen…”

E io sorrido, perchè so che il coinquilino è tornato. E quella scintilla comincia a propagarsi su tutti gli altri, uno per uno.

”She had sightless eyes, telling me no lies,
Knockin’ me out with those American thighs,
Taking more than her share, had me fighting for air,
She told me to come, but I was already there…”

E mentre sullo schermo tutti iniziano a ballare, io ripenso a duemila cose diverse. Ai ricordi di otto anni fa, a quelli di sei mesi fa. Ai film di Iron Man, alle volte che l’ho messa in streaming, al sudore, le risate, il sesso e l’aria calda. A un’enorme locomotiva, a una gigantesca campana, ai cannoni, alle transenne, a un articolo di giornale.

” ‘Cause the walls started shaking,
The earth was quaking,
My mind was achin’,
And we were makin’ it and you…”

Non c’è un cazzo da fare. Per me, quella donna con gli occhi verdi, è davvero una festa hard rock da quarantamila persone.

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